I ricordi, si sa, spesso si rincorrono, e molte volte hanno il volto di persone e il profumo delle strade. E nei ricordi di Lecce, con quella tenerezza cara del tempo passato, non può mancare lei, Giulia. O meglio, "la Giulia". Personaggio tipicamente leccese, incedeva lenta tra le vie del centro, sotto gli sguardi di angeli e santi in pietra e le girandole delle rondini. Ormai la conoscevano tutti, era così familiare da far concorrenza a Sant'Oronzo sulla colonna. Era nata nel 1883, e ha trascorso la sua vecchiaia convinta di essere la figlia del re Vittorio Emanuele e sposa di Umberto, il quale le avrebbe dato per figli Vittorio Emanuele, Gabriella, Titti e Maria Pia. Con questi nomi accarezzava i bambini che a lei si avvicinavano incuriositi, soprattutto per via delle grosse chiavi che teneva appese alla sua veste. Erano quelle, per lei, le chiavi della città, donatele da Umberto in persona mentre, camuffato da contadino, si recava a Lecce per visitarla e trascorrere passionali notti con lei. A lei , uqindi, toccava il compito di custodire la città, di permetterne l'accesso o di cacciare chi non meritava viverci. Vesti nere e logore, un fiore in mano come scettro, un sorriso da "nobile" e le chiavi di Lecce appese alla cintola: così Giulia ha segnato, con la sua ricerca amorosa del re tra Porta Rusce e l'anfiteatro, un pezzo della storia popolare, ed arricchito l'album dei ricordi di una città sospesa tra passato e futuro
1 Comment
Francesca
19/6/2015 06:53:50 am
La Giulia fa parte dei racconti dei miei nonni...fa parte di quella mia Lecce che porto nel cuore.
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