Lecce, quartiere S.Lazzaro. O, come lo si conosceva fino a qualche decennio fa, "a Santa Lucia". Al limite della città antica, ma in un luogo altrettanto carico di storia per la presenza nelle immediate vicinanze del convento di S. Maria del Tempio, sorgeva la chiesetta semi-ipogea di Santa Lucia. Una santa siciliana, protettrice della vista e legata a doppio filo con una serie di pratiche devozionali che risalgono alla notte dei tempi e che permettono ancora di scoprire gli influssi del paganesimo. La chiesa dedicata alla santa siracusana sorgeva al di sotto del piano stradale. Ad essa si accedeva tramite due ripide rampe di scale: una per gli uomini e una per le donne. La struttura interna, intima e raccolta, ospitava centinaia di devoti che a turno si recavano a ricevere l'olio santo con cui bagnarsi gli occhi e propiziarsi un anno di buona salute. Appare evidente, in questo caso, il richiamo ai culti in grotta, laddove il buio diventava necessario per rendere sacro l'aspetto della luce. E Lucia, appunto, incarna proprio nel nome tutte le valenze simboliche della luce. Non a caso, proprio il dialetto leccese ci è di aiuto nel detto popolare " Te Santa Lucia llunghisce la dìa" (per S. Lucia si allunga il giorno) sebbene sia noto che, invece, inizia il periodo di maggior buio fino al solstizio d'inverno. Ebbene, in tal caso si nota come, paradossalmente, la crescente oscurità faccia parte della susseguente luminosità, traslata nel linguaggio simbolico cristiano nel ciclo di morte e resurrezione del Cristo. La luce, quindi, come simbolo e prefigurazione del Natale, come dono stesso del Natale. E' questo il motivo per cui in molte nazioni è proprio la santa siciliana a portare i doni ai bambini. Ed è lo stesso motivo per cui essa segna tradizionalmente l'inizio delle feste natalizie e il via di quell'opera di devozione popolare che è la realizzazione del presepe. Dire Santa Lucia, quindi, a Lecce significa dire anche e soprattutto "pupi". Sono essi la presenza personale della società attorno alla mangiatoia. Mestieri tradizionali e e scomparsi, scene di vita quotidiana, pastori e pescatori vengono modellati con la creta dalle mani degli artigiani leccesi per essere pronti per la tradizionale fiera. Essa fino agli anni '50 del secolo scorso si è svolta nelle vicinanze dell'antica chiesa, per poi trovare via via posto in contesti sempre diversi, dalle piazze ai palazzi. Ma sebbene possa vantare oltre quattro secoli di storia e di trasformazioni, la "fèra" con le sue luci, i suoi pupi i suoi presepi continua a emozionare ogni anno e permette di assaporare la tradizione e il lavoro di tanti artigiani che con paziente maestria operano semi nascosti, per poi regalarci la luce del Natale. Proprio come Santa Lucia e la sua chiesetta nascosta nel cuore di Lecce.
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