GUIDA TURISTICA ABILITATA in PUGLIA: LECCE e SALENTO, GALLIPOLI, OTRANTO, OSTUNI, MARTINA FRANCA, MATERA - Esperienze esclusive in Puglia
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Diario di viaggio

Una chiesa a Lecce per Sant'Irene. Anzi, due. 

6/3/2015

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Che la santa martire di Salonicco fosse particolarmente venerata a Lecce ce lo testimonia la poderosa facciata della chiesa dei Teatini, a lei dedicata. La lupa sul portale, il titolo di patrona a caratteri capitali, lasciano pochi dubbi. E la magnificenza che si respira appena si varca il portale, lascia intendere la grande considerazione che tale edificio godeva. Ma se tutti conoscono il complesso monumentale dei Teatini, nel cuore del centro storico, forse pochi conoscono l'esistenza di una seconda chiesa dedicata alla santa greca, posta nel "pelagio del Govervatore", e abbattuta durante i rifacimenti urbanistici annessi alla scoperta dell'anfiteatro e la modifica dell'attuale piazza S. Oronzo. Posta in un quartiere che rappresenta simbolicamente il centro amministrativo della città, col sedile, i tribunali e il palazzo del Governo, potremmo dire che tale chiesa costituisse la sede "ufficiale" del culto della protettrice. 
Lasciamo ora la descrizione dell'edificio ( che riserva alcune sorprese)  a Giulio Cesare Infantino che, nel suo "Lecce Sacra" del 1634 la descrive così:

"Di Santa Irene
E' una cappella non molto antica, nè molto moderna, nel Pelaggio del medesimo Governatore, sotto il titolo di S. Irene, protettrice di questa Città; è posta in alto, che per ascendervi è necessario saglire una scala di pietra di molti gradini dalla parte della via pubblica. Fu edificata dalla medesima Città nel 1482, essendo allora Governatore Giovanni del Tufo.
Prima che venissero à Lecce i Padri Teatini, hebbe animo la Città d'ingrandirla; sichè per questo effetto s'era già depositato aprte del denaro; ma permise Iddio per maggior gloria di questa Santa, che capitassero in questa Città questi servi di Dio, et edificassero un altro tempio di quella grandezza, e forma, che oggi si vede.
Dentro questa Cappella per ornamento vi fecero dipingere i Leccesi l'opere meravigliose di questa Santa; benchè poi la maggior parte delle dipinture siano state da calce coverte, per imbiancare il muro. Vi si veggono però due dipinture; donde si scorge che in tempo di peste i Leccesi fanno sempre ricorso all'intercessione della Vergine Irene, come loro Protettrice e Padrona.
Fù Irene figliuola di Licinio Rè della Macedonia, discende da i Rè della Tracia, nata in Tessalonica, hoggi Salonichi: la qual nacque negli anni del Signore 39, bella di corpo et acutissima d'ingegno. Altri vogliono, che sia nata in questa nostra città di Lecce, fondati sopra quelle parole, che stanno notate in un'antico Breviario manuscritto in carta pergamena, che dicono così: Haec Christi martir (dicè Santa Irene) fuit oriunda Civitatis Lycij; ma non segue, per questo, che Santa Irene sia nata in Lecce, ma solo che alcuni de' suoi antichi antepassati per via di padre, ò di madre, vi fosse nato, e così io mi dò à credere.
Ma sia pur come si voglia, certo è che in questa notra Città di Lecce sono stati sempre per tutti i secoli huomini di santissima vita, come le pregresso di quest'opera in parte s'è dimostrato fin dai principi della legge di Christo Evangelica, come furono prima di tutti i Santi Orontio, e Fortunato, ambedue Cittadini Leccesi, e primi Vescovi di questa Città; così anche San Biaggio e S. Leucio, et altri de' quali habbiamo già à bastanza parlato.
Fra questi fù Nicolò de Patti, da Provinciali detto Niceta d'Otranto, per essere stato 45 anni Abbate di San Nicolò di Casole, al quale, come dice il Galateo, mentre l'Imperadore dimorava in Costantinopoli, in tutte le differenze che occorrevano fra detto Imperadore et il Papa, mandava lettere il Pontefice à Niceta à Lecce, o à S. Nicolò dov'era Abbate, che andasse a Costantinopoli à tal'effetto, il quale tutte volte che andava, se ne ritornava con soddisfazione d'ambe le parti.
Morto il detto Nicolò fu canonizzato da Alessandro III e nella Badia li successe un Canonico medesimamente di Lecce per nome D. Ottaviano Anibaldo che visse anch'egli santamente.
Aggiongevesi per complimento, oltre molti altri, che per brevità si tralasciano, il Santo Pontefice Dionigio martire e confessore di Christo, ornamento di questa nostra Patria, il quale dopo essere stato Vescovo di Lecce fù assonto al Pontificato successore di Sisto II suo maestro ne gli anni del Signore 260. Huomo non solo di santissima vita ma di molte lettere, e grandissimo governo, che frà l'altre cose ch'egli fece nel termine di anni sei, e più, che visse Pontefice in beneficio della Chiesa fù il dividere à i Preti le Chiese e Cimiterij a Roma, et il distribuire fuori della Città le Parrocchie, le Diocesi, ponendo il termine fin dove ciaschedune si fosse dovuto stendere, come poi s'è osservato in tutti i secoli, e si osserva hoggi. E che Dionigi fosse stato Leccese non è dubbio alcuno, onde Ursidio, autore antichissimo, impugnando Damaso, il quale havea detto non haver potuto sapere l'origine di Dionigi, dice esser stato Salentino , et Ottone Trisigense di più chiaramente dice esser stato Cittadino di questa nostra patria, oltre l'antica traditione di molti secoli, la quale non fa piccola prova.
E ritornando alla già detta Cappella si dee sapere che quivi ogn'anno nel dì della festa veniva processionalmente tutto 'l Capitolo e Clero a celebrar la Messa solenne con la presenza del Sindico de gli officiali Regij e di tutto il governo con solennissima festa; appunto come hoggi si fà nella nuova Chiesa de' Chierici Regolari. Questa Cappella stà attaccata come s'è detto col Palaggiodel Governatore, al cui Tribunale per privilegio di Rè Ferdinando I furono sottoposti in questo tempo tutti i Casali nella giurisdizione criminale, e miste, e nelle cause civili vi si pose la preventione con dar tutti i proventi alla Città, con peso però di pagar la provisione al Governatore, et altri officiali del Tribunale. Hà la Città ancora per privilegio di poter mettere, come fà ogn'anno, un Giudice in questo Tribunale, che sia de' suoi Cittadini, purchè sia Dottore."

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Campo profughi n. 34: Santa Maria al Bagno

26/1/2015

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ImmagineS.Maria al Bagno. 1944 (foto P.Pisacane)
Negli anni tra il 1943 ed il 1947 nel territorio di Nardò, in particolare nelle località delle Cenate, Mondonuovo, Santa Caterina e Santa Maria al Bagno, furono accolti migliaia di profughi, di diversa nazionalità.
Dopo gli Slavi, provenienti dalle varie località di confino e che rientrarono in Patria non appena i Balcani furono liberati, affluirono gli Ebrei che avevano trovato rifugio e protezione presso famiglie italiane, poi quelli provenienti da varie località italiane e dai campi di internamento, liberati dagli Alleati. Gli Ebrei arrivarono soprattutto dal centro Europa, dopo l'apertura dei vari campi di concentramento e di sterminio: giunsero a Nardò Polacchi, Austriaci, Tedeschi, Ungheresi, Rumeni, Albanesi, Slovacchi, Russi, Macedoni e Greci.
I profughi furono ospitati nelle abitazioni e nelle ville requisite agli abitanti di Nardò: non se ne conosce il numero preciso, ma si sa che furono migliaia. Numerose, a riguardo, le toccanti testimonianze di sopravvissuti, raccolte anche in varie pubblicazioni: Samuel GOETZ, ebreo polacco, in I Never Saw My Face, Rutledge Book, inc. 2001, evidenzia la svolta avvenuta, nella sua travagliata esistenza, proprio a S. Maria al Bagno, dove riuscì a dimenticare «lo squallore dei campi di concentramento». Anche Moshe RON, in Odissea Modernit, Gerusalemme 1999 e Gertrude GOETZ, in Memory of Kindness – Growing up in war torn Europe, Los Angeles 2000, ricordano il periodo trascorso nel territorio neretino.
Nardò vide in quegli anni anche i futuri protagonisti delle vicende politiche dello Stato d'Israele, come Dov Shilanski, deputato al Parlamento d'Israele (Knesset) dal 1977 al 1996, poi Presidente dal 1988 al 1992. Secondo alcune testimonianze furono presenti anche David Ben Gurion , all'epoca Presidente dell'Organizzazione ebraica mondiale e nel 1948 guida politica per la proclamazione dello Stato d'Israele e Golda Meir , futuro Primo Ministro e leader politico dello Stato d'Israele.
Fu importante il ruolo della popolazione neretina nell'opera di assistenza agli ebrei liberati dai campi di sterminio: la popolazione locale accolse i profughi e ne alleviò le sofferenze, pur vivendo essa stessa anni durissimi di privazioni, segnati dalla guerra e dalla carenza di ogni genere di conforto.
I profughi poterono in quegli anni professare la propria religione e le proprie tradizioni: in S. Maria al Bagno era stata infatti allestita la Sinagoga, e funzionavano la mensa e il centro di preghiera per bambini e orfani; il Kibbutz "Elia" era nella vecchia Masseria Mondonuovo, e il Municipio nella villa Personè (attuale villa De Benedittis). Erano, in sostanza, assicurati tutti i complessi servizi necessari alla vita di una comunità di tali dimensioni, tra i quali l'ospedale e il servizio postale; i più giovani poterono frequentare le scuole e furono utilizzati anche spazi per lo sport, come campi di calcio.
Furono circa 300 i matrimoni celebrati in quel periodo, alcuni misti. Una giovane neretina, Giulia My, recentemente scomparsa, sposò Zivi Miller, ebreo rumeno, autore dei tre murales che si conservano in S. Maria al Bagno, in cui racconta della storia sua personale e di altre centinaia di ebrei, liberati dai campi di concentramento, fino all'arrivo a Santa Maria al Bagno.
Gli ultimi profughi lasciarono il territorio nel 1947.
Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, in occasione del 27 gennaio, Giornata Nazionale della Memoria, ha conferito motu proprio la Medaglia d'oro al Merito Civile al Comune di Nardò.



il museo della memoria

Immagineuno dei murales. (foto Comune di Nardò)
Il Museo della Memoria conserva, dopo il restauro coordinato da Nori Meo-Evoli, i Murales realizzati da Zivi Miller e da altri profughi ebrei durante la permanenza, tra il 1943 ed il 1947, nel Campo di accoglienza di S. Maria al Bagno.
Il primo dei tre murales raffigura una menorah con candele accese, protetta da due soldati . Sotto,vi è la scritta in ebraico "in guardia". Il secondo murales, di maggiori dimensioni rispetto al primo, rappresenta il viaggio degli ebrei dal Sud dell’Italia verso Eretz Israel;l’ultimo, infine, raffigura una madre ebrea che, con i suoi bambini, chiede ad un soldato inglese di entrare in Israele. Questi reperti eccezionali sono ora custoditi nel Museo della Memoria e dell'Accoglienza: nella struttura, la tragica esperienza dei pochi sopravvissuti allo sterminio del popolo ebraico è rappresentata dal grigio incolore, senza porte e senza finestre, interrotto però da strisce del colore della pietra leccese,rappresentative dell’incontro con un ambiente naturale ed umano generoso ed ospitale,che, di giorno in giorno, cominciano ad arrampicarsi lungo la scatola grigia, aprendo progressivamente squarci sempre più ampi nell’oscurità del ricordo, permettendo l’avvio di un cammino difficoltoso ma solcato da squarci di luce, rappresentati sempre dalle fasce in pietra leccese che scendono anch’esse dalla facciata. All'interno, oltre ai tre murales, è conservato tutto il materiale custodito nell’archivio storico del Comune di Nardò, documenti fotografici e video.



Per prenotare una visita al Museo della Memoria di S. Maria al Bagno cliccare qui

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Discovering Salento: per immergersi nel Natale

13/12/2014

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E' partito l’8 dicembre il programma di “Discovering Salento: alla scoperta del Salento tra Riti e Tradizioni” a cura di Cooperativa Sociale Rinascita, col supporto delle guide di WelcomeLecce; una serie di appuntamenti dedicati all’esplorazione dei Territori più suggestivi del nostro Sud tra Itinerari Natalizi, Mercatini, Fiere e Presepi Viventi, che dureranno fino all’Epifania.

Un patrimonio di beni e di eventi diffusi in 50 Comuni della Puglia che grazie al progetto di valorizzazione e fruizione turistica “Discovering Salento” promosso dall’Agenzia Regionale del Turismo e Puglia Promozione metterà in luce fino al 6 Gennaio 2015 l’eccellenza artistica, culturale, gastronomica salentina, diramata in attività innovative e gratuite, lungo tutto il tacco d’Italia.

Un calendario di appuntamenti imperdibili che da lunedì 8 dicembre 2014 al 6 Gennaio 2015, nei week end e durante le festività, e che offrirà molteplici occasioni di bellezza e stupore;

- 8 Tappe per conoscere i borghi più antichi e caratteristici del Salento animati dall’atmosfera natalizia 
- 8 esplorazioni gratuite, guidate e accattivanti, alle quali basterà prenotarsi
- massima attenzione al turismo accessibile
- servizio pullman incluso

Una particolare attenzione è riservata agli utenti con esigenze specifiche, per i quali è previsto il servizio di interpreti LIS e l’accompagnamento.

Un momento dell’anno inconsueto e speciale, questo, per intraprendere itinerari turistici destagionalizzati; un’occasione imperdibile per avvicinarsi a conoscere le tradizioni popolari e religiose che si sviluppano attorno al Natale, per essere condotti magicamente tra le meraviglie barocche di Chiese, Cattedrali, Conventi, Dimore Antiche, Laboratori artigianali, Fiere, Mercatini e Presepi Viventi del Salento.


calendario itinerari gratuiti

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8 - 13 DICEMBRE: LECCE Un tour nel centro storico alla scoperta dell'artigianato, dell'arte e della tradizione del Natale. Durante il tour si potrà visitare la "Fiera di S. Lucia". 
Accompagnamento disabili ed interprete LIS su richiesta
Ritrovo a Porta Napoli alle ore 16:00.

Prenotazione obbligatoria al numero 320 2884692


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24 DICEMBRE: GALATINA Un Itinerario nel borgo di Galatina per conoscere le bellezze artistiche della città, custodite come scrigno prezioso, tra le numerose iniziative natalizie.
Accompagnamento disabili su richiesta
Ritrovo in Piazza Dante alle ore 17:00. 

Prenotazione obbligatoria al numero 320 2884692


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25 DICEMBRE: COPERTINO Il giorno di Natale nella città di S. Giuseppe per scoprire le bellezze del centro storico, tra i presepi allestiti nella città e brindare, a conclusione, con un aperitivo augurale.
Accompagnamento disabili e interprete LIS su richiesta
Ritrovo in Piazza Castello alle ore 17:00.

Prenotazione obbligatoria al numero 320 2884692


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26 DICEMBRE: SPECCHIA - CORSANO - ALESSANO Itinerario in autobus tra i centri del basso Salento, a visitare i presepi dei borghi. Visita speciale al centro storico di Alessano.
Interprete LIS su richiesta
Ritrovo al Foro Boario (Lecce) alle ore 15:00.

Prenotazione obbligatoria al numero 320 2884692


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28 DICEMBRE: COPERTINO - LEVERANO Itinerario in autobus per scoprire i "presepi francescani" e il "presepe vivente" della Grottella a Copertino, per poi spostarsi a Leverano per degustazioni di vini.
Interprete LIS su richiesta
Ritrovo al Foro Boario (Lecce) alle ore 16:00. 

Prenotazione obbligatoria al numero 320 2884692


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1 GENNAIO: MURO LECCESE - TRICASE Itinerario in autobus per visitare prima il centro di Muro, con il Museo di Borgoterra, e poi spostarsi a Tricase nel grande presepe di Monte Orco.
Interprete LIS su richiesta
Ritrovo al Foro Boario (Lecce) alle ore 15:00. 

Prenotazione obbligatoria al numero 320 2884692


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4 GENNAIO: CAPRARICA - STERNATIA - SOLETO Itinerario in autobus nella Grecìa Salentina per immergerci nello spirito di Natale dell'isola ellenofona del Salento
Interprete LIS su richiesta
Ritrovo al Foro Boario (Lecce) alle ore 15:30. 

Prenotazione obbligatoria al numero 320 2884692


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6 GENNAIO: GALATINA - SANTA CATERINA di NARDO' Itinerario in autobus per giungere al centro storico di Galatina e poi proseguire a visitare il presepe allestito nella cornice di S. Caterina di Nardò.
Interprete LIS su richiesta
Ritrovo al Foro Boario (Lecce) alle ore 15:30. 

Prenotazione obbligatoria al numero 320 2884692


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Nicolas Poussin a Lecce

3/11/2014

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Chi percorre le assolate strade di Lecce si lascia incantare dai ricami barocchi della città. E, infatti, è l'architettura la vera regina dell'arte locale. Attraverso la ridondante decorazione delle facciate di chiese e palazzi, anche la scultura diventa, in un certo senso, elemento strutturale della visione architettonica della città. Ma anche la pittura raggiunge vette altissime, attraverso le mani di grandi artisti che hanno lasciato la loro firma anche nel capoluogo salentino. 
La tela del "pasces oves meas", eseguita nel secondo quarto del '600, è attualmente custodita nel Palazzo del Seminario di Lecce, proveniente dalla chiesa di S. Matteo. E' attribuita a Nicolas Poussin , anche se un giusto scrupolo di prudenza non ne conferma in pieno l'esecuzione. A confermare la mano dell'artista francese, autore del famoso "I pastori d'Arcadia" è il tratto delle figure, composte in un rigore geometrico attorno al Cristo. La meditata e armonica successione delle tonalità cromatiche, la presenza sullo sfondo di una città antica affiancata da alberi e rovine aggiungono elementi propri dello stile pittorico di Poussin. La scena si svolge sulle rive del lago di Tiberiade. Il Cristo Risorto, avvolto in una veste azzurra, in atteggiamento solenne, indica a Pietro il gregge della Chiesa, che deve guidare in sua vece. La monumentalità delle figure e il movimento dei panneggi colgono in pieno tutta la spinta classicista del pittore. Il "Pasces oves meas" raffigura senza dubbio una delle grandi opere che la città di Lecce custodisce gelosamente e che testimonia la sua grandezza nel campo artistico all'epoca del suo rinnovato fermento architettonico.

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Matera Capitale Europea  della Cultura 2019

18/10/2014

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Sarà Matera la città italiana designata a ricoprire l'ambito ruolo di Capitale Europea della Cultura per il 2019. Volti tesi e fiato sospeso fino all'annuncio, comunicato dal ministro Dario Franceschini al Collegio Romano subito dopo la votazione dei 13 membri della giuria, presieduta da Steve Green. Il titolo, oltre all'Italia, sarà assegnato anche a Plovdiv in Bulgaria. Le altre città in lizza per l'assegnazione del titolo, finaliste di una precedente selezione, erano Cagliari, Lecce, Perugia-Assisi e Ravenna. A tali città, secondo quanto annunciato dal Ministro Franceschini, andrà il titolo di "Capitale Italiana della Cultura", titolo che sarà promosso a partire dal prossimo anno e che vedrà proprio le 5 città finaliste fregiarsi per la prima volta di tale riconoscimento. Tutto l'impegno profuso fino a questo momento nella preparazione dei progetti in vista del 2019, quindi, non andrà disperso. Un'ipotesi questa che, una volta confermata dal Consiglio dei Ministri, contribuirà a valorizzare il lavoro svolto e che avrà importanti ricadute sul territorio.

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Sant'Oronzo e..... la parmigiana!

24/8/2014

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A Lecce, si sa, dire Sant'Oronzo equivale a dire festa.  E non manca di suggestioni, infatti, l'annuale ricorrenza che la città capoluogo celebra in onore del suo patrono. La più "cittadina" delle feste popolari segue gli schemi canonici della tradizione, con la processione, le bande, le luminarie, le bancarelle, i fuochi d'artificio, arricchendo ancor più di colore lo splendido teatro barocco. La statua del Santo guarda, dall'alto della sua colonna, la marea umana che si riversa nella piazza. "Santu Ronzu amante te li furistieri" (Sant'Oronzo amante dei forestieri): così recita un vecchio adagio per sottolineare il forte richiamo della festa sull'intero Salento. Ma, così come esiste un aspetto comunitario della festa, fatto di incontri, luoghi, luci e colori, ne esiste uno personale, familiare, che celebra la ricorrenza ritrovandosi ancora attorno alla tavola imbandita con le ricette tradizionali. Regina per antonomasia della festa patronale è la parmigiana di melanzane che, a buon titolo, a Lecce assume l'epiteto di "Parmigiana te Santu Ronzu".  Eccone la ricetta:

Ingredienti:
  • melanzane (2,5kg)
  • macinato misto (500g)
  • pane raffermo (100g)
  • pecorino grattugiato (dolce, 180g)
  • prezzemolo (1 cucchiaio)
  • latte (1 bicchiere)
  • mortadella (100g)
  • uova (2, sode)
  • caciocavallo fresco (350g)
  • farina (q.b.)
  • salsa di pomodoro (2lt)
  • cipolla (1)
  • carota (1)
  • sedano (1 costa)
  • sale (q.b.)
  • olio extravergine

Preparazione
  1. Dopo aver lavato le melanzane, tagliarle a fette di circa un centimetro e riporle in uno scolapasta, cospargere di sale grosso e tenerle sotto pressione per un'ora così che perdano gran parte dell'acqua di vegetazione.
  2. Preparare un soffritto di cipolla, carota e sedano.
  3. Aggiungere la salsa di pomodoro e lasciar cucinare per circa 20 minuti, aggiungere un po' di sale.
  4. Infarinare le melanzane e friggerle in abbondante olio extravergine avendo cura di rigirarle sino alla completa doratura.
  5. Impastare delle polpettine di macinato, pane raffermo ammorbidito nel latte, pecorino dolce (poco più della metà), prezzemolo e sale, infarinarle e friggerle in olio extravergine.
  6. In una teglia da forno inumidita di olio, comporre la parmigiana alternando strati di melanzane, sugo, caciocavallo affettato,mortadella tritata, uova sode sbriciolate e le polpettine. L'ultimo strato deve essere rigorosamente di melanzane e sugo da spolverare col restante pecorino.
  7. Infornare a 180° per 30 minuti.


Come secondo, non può mancare il galletto o meglio, come si dice a Lecce, "l'addhruzzu". La tradizione di consumare un galletto arrostito è legata alla vicenda del martirio stesso di Sant'Oronzo.  Racconta la tradizione che, quando nel 68 d.C Oronzo subì la decapitazione per essersi proclamato cristiano, un gallo cantò, per annunciare a Lecce e al Salento il sorgere del sole del cristianesimo.  Sia il galletto, sia la parmigiana, oggi come ieri, sono elementi di una cultura della festività che fa del banchetto il luogo privilegiato in cui ritrovarsi e sentirsi comunità, mettendo da parte, per il tempo della festa, i problemi e le preoccupazioni dei giorni correnti. Buon Sant'Oronzo a tutti!

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riaperta dopo il restauro la cripta di Otranto

24/7/2014

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Un tesoro prezioso riconsegnato al culto e agli amanti dell’arte: da sabato scorso, la cripta della Cattedrale di Otranto, una delle perle architettoniche della città dei Martiri, è riaperta, dopo tre anni di lavori che ne hanno permesso il recupero integrale.

Il progetto di restauro conservativo, coordinato dall’architetto Fernando Russo ed eseguito dall'impresa Nicolì s.r.l. di Lequile, grazie ai fondi dell’8 per mille, ha riportato riportare in vita una struttura, che rappresenta idealmente la coabitazione di riti liturgici  il connubio e il dialogo tra i popoli del Mediterraneo.


Il soccorpo della cattedrale, funzionale all'architettura della chiesa superiore, si caratterizza per una fitta serie di colonne, riproducendo lo stile della cisterna di Costantinopoli. Le 45 campate poggiano su 42 colonne e 23 semicolonne, diverse l'una dall'altra per provenienza, materiale, e foggia del capitello. Le tre absidi, rivolte ad Oriente, si aprono con sottili finestrelle nella via retrostante. L'abside centrale conserva un'affresco della Theotokos in trono, databile al XII secolo, di scuola italogreca. 

Gli interventi conservativi hanno riguardato l'intera struttura portante interessando colonne, capitelli, pavimentazione e rimodulando l'intero sistema di illuminazione. 

Nelle fasi di lavoro sono emerse le basi di appoggio dei fusti delle colonne, costituite da fregi scolpiti con decorazioni fitoformi: queste scoperte sono state portate a vista (grazie a un telaio in acciaio corten e vetri stratificati temperati), mentre il formato della pavimentazione riprende quello del 1835 (pervenuto tramite una stampa dell'epoca). L’illuminazione artistica (realizzata dall’impresa DZ engeneering s.r.l. di Forlì) cerca di rispettare la luce naturale del luogo. 


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il tempio di Tancredi

14/7/2014

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Appena fuori la cinta urbana cinquecentesca, la preziosa chiesa dei santi Niccolò e Cataldo rappresenta un raffinato gioiello di architettura medievale. Il "Tempio di Tancredi" venne fondato nel 1180 dal conte d'Altavilla come probabile adempimento di un voto, analogamente a Guglielmo I a Monreale, ma forse anche come mausoleo privato.  Riccamente dotati di privilegi feudali e di proprietà terriere affidate alle cure dei benedettini, la chiesa e il convento iniziarono a declinare in età sveva e angioina, per essere poi ceduti nel Quattrocento ai padri Olivetani che intervennero sulle strutture medievali. L'architetto Agnus, ricordato nell'epigrafe in facciata, ideò un'originale struttura a croce contratta dalle notevoli ascendenze borgognone, qui perfettamente fuse con elementi di lontana derivazione orientale. Dell'originario prospetto resta oggi ben poco: quando nel 1716 Giuseppe Cino intervenne a movimentare la facciata romanica, decise di salvare soltanto il rosone. Il prospetto appare scandito in verticale da lesene lievemente aggettanti che continuano anche nell'ordine superiore: grande rilevanza è attribuita alle dieci sculture raffiguranti santi dell'ordine degli Olivetani e, sopratutto, all'elaborato fastigio, vero e proprio capolavoro barocco, culminante con lo stemma dell'ordine.

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La volumetria esterna appare unificata nei suoi diversi prospetti da un'originale teoria di archetti ciechi alternati a lesene pensili. Questo motivo ricorre anche nel campanile a vela e nel tiburio con la singolare cupola "a bulbo" su tamburo ottagonale, di chiara ascendenza islamica. L'elemento più prestigioso è il portale principale, con la presenza di decorazioni fitomorfe nelle tre cornici, cui si aggiunge una quarta poggiante su pilastrini ottagonali e basamento, sembrando quasi avere la consistenza di un intaglio ligneo o di un pregiato stucco arabo. 
Ferdinand Gregorovius, grande storico tedesco dell'Ottocento e viaggiatore per eccellenza, definiva l'interno della chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo "uno dei più originali monumenti dell'arte normanna e quello che produce la più completa impressione di simmetria e spazialità classica". La singolare spazialità dell'interno è determinata dalla diversità delle coperture (botte spezzata e crociera semplice) e dei sostegni (pilastri, semipilastri, semicolonne). Il braccio longitudinale, suddiviso in tre navate voltate, è interrotto da un transetto poco pronunciato. Poco è rimasto dell'originale decorazione ad affresco: le pitture che animano la superficie interna sono in genere posteriori e risalgono al XV/XVII secolo. Glia altari barocchi, attribuiti a Mauro Manieri, ospitano due tele del pittore napoletano Giovan Battista Lama.

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Dal 1 luglio rivoluzione tariffe musei: stop gratis per over 65

20/6/2014

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 "Ho firmato un decreto ministeriale che introduce una vera e propria rivoluzione tariffaria per i musei. Entrera' in vigore il 1 luglio prossimo e prevede la fine della gratuita' per gli over 65, la gratuita' sotto i 18 anni e per alcune categorie come gli insegnanti e delle riduzioni fino ai 25 anni". Cosi' il ministro della Cultura e del Turismo, Dario Franceschini, intervenendo agli Stati generali della cultura in corso a Roma.
  Franceschini ha specificato che il decreto istituisce anche una giornata al mese con ingresso gratuito nei musei: ogni prima domenica del mese. Inoltre, ha continuato il ministro, "ci saranno almeno due notti al museo con ingresso a 1 euro ogni anno". Un'altra novita' che contiene il provvedimento, ha aggiunto Franceschini, e' l'apertura di tutti i grandi musei fino alle 22 tutti i venerdi'. "Questo intervento sugli orari e sulle tariffe - ha spiegato il ministro - si somma agli altri significativi provvedimenti che il governo sta mettendo in campo per valorizzare il sistema museale italiano: dalla recente norma dell'Art Bonus, fino alle nuove modalita' di trasferimento delle risorse derivanti dagli incassi dei musei. Con queste misure - ha sottolineato Franceschini - ci mettiamo in linea con l'Unione Europea. Si tratta di piccoli passi in avanti ma che vanno nella direzione giusta. Il grande lavoro che resta da fare e' quello di porre fine alla stagione dei tagli alla cultura passando a una nuova stagione di investimenti". 

(AGI) .

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Santa Maria degli Angeli: lo scrigno segreto della città

16/6/2014

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Ai margini della città vecchia, poggiata al corpo delle antiche mura di Lecce, sorge la chiesa di S. Maria degli Angeli o di S. Francesco da Paola. Il prospetto della chiesa costituisce un significativo campionario della scultura locale tardo cinquecentesca. Lungo il profilo superiore corrono archetti pensili con testine scolpite sui peducci. La medesima tipologia decorativa, ma con le testine negli archetti, la si riscontra nel fianco dell'edificio. Solo in una fase successiva si provvide all'apertura delle finestre ai lati della facciata e la collocazione della statua dell'Arcangelo Michele a coronamento. Splendida è la concezione del portale, ascrivibile a Gabriele Riccardi, in cui le colonne finemente cesellate reggono un fregio con due coppie di puttini cavalcanti cavallucci marini, su cui svetta la lunetta raffigurante la Vergine col Bambino, incoronata e venerata dagli angeli, in un ulteriore tripudio di cherubini lungo la ghiera dell'arco. L'interno, suddiviso in tre navate da due file di colonne, tanto da far sembrare la chiesa una piccola basilica, oltre all'esuberante presenza barocca di altissimo livello, sia con sculture a scalpellino sia in finissimi stucchi sulla volta, conserva pregevoli tele. Tra le più notevoli, spicca una "strage degli innocenti" (in foto) a firma di Antonio Verrio, il cui soggetto sembra invadere anche i fusti delle colonne d'altare, una monumentale "Madonna di Costantinopoli tra i santi Michele e Caterina d'Alessandria, opera di Gianserio Strafella, e una "Natività della Vergine" di scuola veneta.

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